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Avengers Infinity War – Ovvero: come ho imparato a distruggere il 50% del creato e vivere felice

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Parto subito diretto, se siamo tutti qui ( beh si eccetto i bastian contrari di mestiere ) attorno al fuoco a cantare kumbaya e dirci a vicenda che Avengers Infinity War è un ottimo cinecomic esiste un solo vero motivo : Thanos ha funzionato.

Quanti di voi prima dell’inizio dei trailer in sala, si sarebbero giocati 100 euro sulla presenza massiccia del folle titano? beh se siete in tanto allora 1) fortuna che non ho scommesso 2) non avevo proprio capito nulla della pellicola io .
Infinity War è tutto sulle titaniche spalle del suo Villain, che con il suo filosofeggiare sull’equilibrio dell’universo tocca in realtà una corda tanto cara al cinema e alla letteratura Sci-Fi, La sovrappopolazione, argomento trattato e ritrattato in ogni forma, ma sempre con connotazioni tremendamente negative.

Il personaggio funziona alla perfezione nonostante non aderisca al 100% al prodotto di Jim Starlin perchè, parliamoci onestamente, non è un cattivo. Thanos ha la sua teoria lucida e fondamentalmente inattaccabile : Se siamo in 10 con le risorse per 5 possiamo morire tutti insieme o cercare di far sopravvivere il 50% di noi. Lui nella sua mente vuole sollevare i popoli dalla difficile decisione, ripulire metà dell’universo per fa rifiorire ciò che rimane.
Il titano non ha intenzione di sporcarsi le mani, per tutto il film ha il potere di eliminare i cosiddetti buoni senza che loro possano farci nulla, acquisisce la capacità di modificare la realtà, lo spazio e di piegare il tempo, affronta i vendicatori e nonostante tutto, con il suo schioccare di dita ne lascia alcuni in vita dimostrando che non ha cambiato filosofia: perirà il 50% dell’universo, ma lo farà in maniera completamente random. Niente salvezza per i ricchi o punizione per i poveri, niente classismo, solo pura e semplice equazione matematica, un gigantesco rasoio di Occam che agisce sotto forma di Josh Brolin.

Questo personaggio, con lo spessore di cui lo hanno dotato gli sceneggiatori, ha preso e tirato a se 10 anni di storie di almeno una 20 di personaggi ( si beh non sono stato li a dividerli e contarli 1 a 1) e con la forza li ha fatti incastrare alla perfezione facendo da vero collante per piccoli ragni di quartiere, sovrani Africani e procioni sadici con armi cosmiche.
Forse la sua potenza ha superato la 4 barriera, raggiungendo la white room degli sceneggiatori, convincendoli con le buone o con le cattive a mitigare lo stile James Gunn, riportando la situazione ad una simpatica aurea di allegria,ma niente battute esagerate e continue alla Thor Ragnarok.

La cosa più cattiva di Infinity War è il finale che lo vede sorridente mentre lo spettatore si asciuga le lacrime, un piccolo momento di tristezza pensando alla scimmia George. Quella scimmietta che ci ha accompagnato per tutto questo tempo e che come il 50% dell’universo si sta dissolvendo in sala lasciando a noi solo un ricordo.

Non è tempo per piangere e twittare #prayforGeorge, perchè gli eroi torneranno, la scimmia tornerà e forse anche Thanos tornerà.

Marcello Portolan
Globetrotter del mondo Nerd. Cresciuto tra videogame, fumetti e cinema, crescendo ha deciso di affrontare il mondo impervio della scrittura per dare sfogo alle voci nella sua testa, nate durante la visione di film demenziali da ogni parte del mondo. Fondatore de Il Babbano Critico e redattore presso ProjectNerd.it

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